LE PIANTE OFFICINALI AROMATICHE

Con il termine “pianta officinale” si intendono, come da Legge n. 99 del 6 gennaio 1931 , le piante “medicinali, aromatiche e da profumo”. Il termine “officinale” è una accezione esclusiva della lingua italiana. La pianta officinale deriva il suo nome dal latino “officina o opificina” con cui viene messo in luce l’aspetto della trasformazione e della lavorazione effettuato presso le officine farmaceutiche. Alcuni sinonimi sono i seguenti: erba aromatica, erba aromatica infusionale, droga vegetale, herbal drug, botanicals, herb, herbal infusion (dried).

Secondo la definizione della Farmacopea Ufficiale Italiana, “Le droghe vegetali sono essenzialmente piante intere, frammentate o tagliate, parti di piante, alghe, funghi, licheni in uno stato non trattato, generalmente in forma essiccata, ma talvolta fresche. Sono anche considerate droghe vegetali alcuni essudati che non sono stati sottoposti ad uno specifico trattamento. Le droghe vegetali vengono definite con precisione secondo il sistema binomiale (genere, specie, varietà e autore)“. In sintesi, la parte della pianta solitamente utilizzata, perché più ricca di principi attivi, è detta “droga vegetale”. Ad es. i fiori di camomilla, i semi del caffè, la corteccia della cannella rappresentano la droga della pianta.

Complessivamente quindi intendiamo come piante officinali tutte le piante, sia spontanee che coltivate, contenenti al loro interno principi attivi utili per la cura o la prevenzione delle malattie dell’uomo, degli animali e delle piante.

Nell’ambito delle specie officinali possiamo fare distinzioni in funzione del loro utilizzo: piante come la salvia (Salvia officinalis L.), il rosmarino (Rosmarinus officinalis L.), il timo (Thymus vulgaris), la menta (genere Mentha) hanno un interesse culinario, essendo infatti utilizzate in cucina per l’aromatizzazione di minestre, dolci, zuppe, arrosti. Altre piante hanno invece proprietà coloranti, altre sono mellifere e altre ancora sono considerate tossiche o velenose.

La salvia di Montevecchia e il rosmarino di Montevecchia, sono stati riconosciuti «Prodotti agroalimentari tradizionali della Regione Lombardia». 

La salvia – Salvia officinalis L.

Salvia 1

Piccola pianta sempreverde arbustiva, con fusto legnoso alla base e erbaceo alla sommità, molto ramificato, alto sino a 0,8 m circa. Vegeta fino ai 700 m s.l.m. e presenta un’infiorescenza di colore blu-violetto, rosa o bianca. È diffusa nel centro-nord della Spagna, nel sud della Francia e nella parte occidentale della penisola balcanica; largamente coltivata come aromatica e naturalizzata nel sud e centro-sud Europa.

Il rosmarino – Rosmarinus officinalis L.

Rosmarino 1

Arbusto perenne, sempreverde si presenta prostrato o con fusto eretto che può superare i 2 m. Ha un portamento disordinato e infiorescenze di colore azzurro chiaro o lilla, rosate o bianche. È una pianta molto rustica che si adatta facilmente a vari tipi di substrato grazie anche alle modeste esigenze per quanto riguarda il clima, resistendo a temperature minime e adattandosi benissimo ad ambienti aridi.

Dove?

Nell’area del Parco di Montevecchia e della Valle del Curone, le aziende espressamente dedite alla coltivazione delle officinali sono 13, ripartite nei Comuni di Missaglia e Montevecchia; a ciò si deve però aggiungere un dato (numericamente difficile da calcolare) relativo a persone fisiche che, a vario titolo (hobbisti, pensionati, turnisti…), coltivano e conferiscono alle aziende agricole vere e proprie le loro produzioni.

Nei dintorni della Brianza lecchese si individuano attività di coltivazione delle officinali nei territori comunali di La Valletta Brianza, Casatenovo, Cassago Brianza e Sirtori.

Consociazione

Rosmarino 3

 Curiosità

ROSMARINO  Rosmarinus officinalis

Oltre ad essere un ottimo aromatizzante in cucina, alla pianta si riconoscono proprietà stimolanti, digestive e nervine.

SALVIA  Salvia officinalis

Essenza aromatica, usata sia fresca che secca, ha proprietà tonico-digestive, dermo-purificanti e stimolanti.

MENTA  genere Mentha

Genere di 25 specie di erbacee perenni, tra cui la specie di maggiore importanza è M. piperita; dalla distillazione delle sue foglie si ottiene l’essenza impiegata soprattutto nell’industria dolciaria e farmaceutica.

IPERICO  Hypericum perforatum

Detto anche «erba di San Giovanni», le sue sommità fiorite hanno proprietà antidepressive e antiinfiammatorie.

DRAGONCELLO  Artemisia dranunculus

Detto anche estragone, è una pianta perenne le cui foglie sono impiegate in cucina (per aromatizzare le vivande e nella preparazione di salse) e per la produzione dell’aceto di estragone.

ERBA CIPOLLINA  Allium schoenoprasum

Erbacea perenne rustica spontanea, è utilizzata generalmente fresca per aromatizzare insalate e minestre e nella preparazione di salse a base di erbe.

CORIANDOLO  Coriandrum sativum

Erbacea annuale, i suoi frutti sono utilizzati per aromatizzare le carni insaccate e per ricavarne un olio essenziale impiegato nella fabbricazione di liquori e in profumeria.

MELISSA  Melissa officinalis

Erbacea perenne, le sue foglie e le sommità fiorite sono impiegate  in campo liquoristico e profumiero. Tra le altre ha proprietà digestive e antiisteriche e antispasmodiche.

TIMO  Thymus vulgaris

Specie più importante del genere Thymus, è frequente in luoghi aridi e assolati. Oltreché in cucina, le sue foglie sono usate anche in altri campi (farmaceutica, profumeria, liquoreria).

SANTOREGGIA  genere Satureja

Le foglie della S. hortensis e della S. montana (questa detta anche timo falso), sono impiegate per aromatizzare le carni, il pesce e alcuni tipi di legumi come i fagioli, le fave e i piselli.


Grafici aromatiche

Pur interessando investimenti di superficie limitati è significativo segnalare recenti impianti di erbe poco diffuse e “dimenticate” di cui ora si assiste ad un rinnovato interesse, quali: coriandolo, dragoncello, erba cipollina, iperico, melissa, menta, santoreggia, timo. L’uso di questi aromi è prevalentemente destinato per il settore alimentare.

Le caratteristiche del suolo e le condizioni climatiche condizionano in modo determinante la resa delle piante officinali, sia dal punto di vista quantitativo (accrescimento e sviluppo) che qualitativo (contenuto e composizione dei principi attivi.

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Alcune informazioni a livello nazionale

Il Rapporto dell’ISMEA (Istituto di Servizi per il mercato agricolo alimentare) allegato al Piano di settore della filiera delle piante officinali 2014-16 elaborato dal MiPAAF (anno 2013), individua per la Regione Lombardia l’unico caso nel quale ad una crescita del numero di aziende interessate alle colture delle piante officinali corrisponde una diminuzione della superficie investita.

Censimento

Aziende

Superficie

Anno 2000

84

204,16 ha

Anno 2010

119

151,11 ha

Variazione

+ 41,7%

– 26,0%

Fonti: Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, 2013, Piano di settore della filiera delle piante officinali 2014-16 – Parco Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone, Ufficio Agricoltura – Provincia di Lecco, Servizio Agricoltura, Progetto “Il paniere dei prodotti agroalimentari lecchesi” – Il grande libro del giardinaggio, 1990, Stella Polare Editrice, Torriana (FO) – La flora d’Europa, Jan Tříska, 1990, Fratelli Melita Editori, La Spezia (SP) – Il grande libro dei fiori e delle piante, 1987, Edito da Selezione dal Reader’s Digest S.p.A.,  Milano (MI) Open Data Regione Lombardia www.dati.lombardia.it (particelle agricole della Provincia di Lecco).


 

Progetto realizzato con il contributo di Regione Lombardia – D.G. Agricoltura CMYK base
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